E' un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e diffficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredas, la donna che la saiuta nelle faccende domestiche. La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell'alone di mistero che ne circonda l'esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare. In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell'anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti più drammatici del Novecento.
Ieri sera, mentre stavo terminando di leggere il libro, ho cercato di leggere più lentamente. Sapevo che era l'ultimo libro della Szabò e mi dispiaceva sapere di non aver altri suoi libri da comprare e leggere. E' stato come quando si va in pizzeria - almeno ogni tanto a me succede - che è rimasto un triangolino piccolo di pizza, sai che è l'ultimo e allora te lo gusti quasi all'inverosimile, cercando magari di dividerlo in altri triangolini più piccoli. Un libro davvero bello, emozionante e al tempo stesso certe volte pure comico. La Szabò ha una capacità indescrivibile di farti innamorare dei personaggi dopo poche pagine e così succede anche ne La porta. L'ennesimo acquisto azzecato.

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