sabato 31 gennaio 2009

"Il cacciatore di aquiloni" di Khaled Hosseini

Certe volte succede che il passaparola per un libro non ne garantisca la "qualità". Il fatto che un libro venda tantissimo non è sinonimo della qualità del libro stesso. Non è però il caso de Il cacciatore di aquiloni. E' la storia di Amir e Hassan, o meglio la storia della vita di Amir raccontata da lui anche attraverso la vita di Hassan. Hassan è il "servo" di Amir (siamo in Afghanistan), devoto e fedelissimo al suo padrone. I due bambini condividono quasi tutto, Amir legge per Hassan che non può, per la sua situazione, leggere e scrivere. La prima parte racconta la vita dei due bambini e alcuni episodi nei quali viene esaltato l'amore incondizionato che Hassan ha per il proprio "padroncino". Arriva il giorno in cui c'è la famosa e attesa guerra degli aquiloni. La gara è formata da coppie di bambini: uno di loro guida l'aquilone e l'altro va a caccia degli aquiloni che il suo compagno è riuscito ad abbattere...

Non posso andare avanti perchè altrimenti racconterei tutto il libro, togliendo l'effetto sorpresa. Certe volte ci si perde in giri di parole più grandi di noi per dire "semplicemente" che un libro è bello. E Il cacciatore di aquiloni è proprio un bel libro. Scritto in maniera molto semplice e scorrevole e forse proprio questo è il suo asso nella manica. Si racconta anche di come cambia la situazione in Afghanistan con l'arrivo dei talebani e anche delle miserie della guerra. Impossibile non affezionarsi ad Amir e Hassan, diversissimi tra loro e forse per questo inseparabili. Ve lo consiglio vivamente

Cliccando qui leggerete tutta la trama del libro, finale compreso, perciò siete avvisati.


Amir riesce ad abbattare l'ultimo aquilone ed è quindi il "vincitore" della gara, ma la cosa più importante è recuperare l'aquilone, compito di Hassan. Hassan trova l'aquilone, ma nel vicolo dove è atterrato trova ad aspettarlo anche Assef, un ragazzo più grande che aveva disprezzato Hassan per essere un Hazara. Hassan era riuscito ad evitare lo scontro una prima volta, ma qui non ha nessuno a difenderlo dall'attacco di Assaf e gli altri due ragazzi. Assaf violenta Hassan e Amir, nascosto dietro un angolo, assiste alla scena ma scappa prima che la violenza finisca. I rapporti tra Amir e Hassan vanno deteriorandosi pian piano finchè un giorno Amir fa in modo che il padre, Baba, cacci i servi. Passa poco tempo e Amir e Baba devono scappare dall'Afghanistan per andare negli Stati Uniti. Qui Amir inizia una nuova vita, non facile, conosce Soraya, che diventerà sua moglie. Ad un certo punto Baba muore di cancro. La vita di Amir e Soraya sembra continuare felice, ma il sogno che entrambi hanno - diventare genitori - sembra non volersi realizzare. Un giorno Rahim Khan, grande amico di famiglia di Amir, lo chiama dal Pakistan, chiedendogli di poterlo vedere di persona. Assan incontra Rahim, il quale gli racconta di essere molto malato e lo mette al corrente di alcune cose. Ha infatti saputo che Hassan si è sposato e ha avuto anche un figlio. Hassan purtroppo non è più vivo: è stato ucciso dai talebani, assieme alla moglie. Il figlioletto di Hassan, Sohrab, è in un orfanotrofio a Kabul. Sohrab non è un bambino qualunque: è il "nipote" di Amir. Rahim racconta infatti a Amir che il vero padre di Hassan era Baba, visto che il marito di sua madre era impotente. Amir, decide di partire per andare a prendere Sohrab e affidarlo successivamente ad una coppia che collabora con un'associazione umanitaria. Amir viene a sapere dov'è Sohrab: è stato "comprato" da un potente capo talebano. Amir incontra questo capo e scopre che la persona che ha di fronte è la stessa che aveva abusato di Hassan vent'anni prima. Tra i due c'è una lotta furibonda: Amir viene salvato da Sohrab, il quale scaglia con la fionda una biglia di vetro nell'occhio di Assef. I due scappano, Amir viene ricoverato in ospedale, ma è comunque in pericolo perchè i talebani lo stanno già cercando. Riesce a lasciare l'ospedale e rifugiarsi in un hotel. Intanto l'idea di adottare Sohrab sembra essere sempre più un sogno: purtroppo Amir ha bisogno di alcuni documenti che il regime dei talebani difficilmente rilascerà. Quando Sohrab viene a saperlo, una sera, in vasca da bagno, decide di tagliarsi le vene. Lo fa proprio nel momento in cui Amir arriva per annunciargli che hanno trovato il modo per portarlo in America. Sohrab fugge alla morte e riesce ad arrivare in America. Il piccolo Sohrab sembra essere ancora traumatizzato. Dal suo arrivo in America non ha mai detto una parola e sia Soraya che Amir sono preoccupati,oltre che tristi. Un pomeriggio Amir e Soraya sono in un parco per un raduno di Afgani rifugiati in America. Ci sono dei bambini che giocano con i loro aquiloni. Amir ne compra uno e chiede a Sohrab se vuole farlo volare. Sohrab all'inizio si dimostra indifferente, ma dopo un po' diventa partecipe del gioco. Amir riesce ad abbattere l'ultimo aquilone, come succedeva tanti anni prima. "Guardai Sohrab. Un angolo della sua bocca si era impercettibilmente sollevato. Un sorriso. Abbozzato, ma pur sempre un sorriso. Dietro di noi si era già formata una mischia urlante di ragazzini, pronti a dare la caccia all'aquilone verde che ondeggiava alla deriva. Un attimo, e il sorriso era già scomparso. Ma c'era stato. L'avevo visto. «Vuoi che dia la caccia all'aquilone?» Vidi il piccolo pomo d'Adamo di Sohrab salire e scendere come per deglutire. Il vento gli scompigliava i capelli. Mi parve di vederlo annuire. «Per te questo e altro» dissi senza rendermene conto. Poi mi voltai e mi misi a correre. Era solo un sorriso, niente di più. Le cose rimanevano quelle che erano. Solo un sorriso. Una piccola cosa. Una fogliolina in un bosco che trema al battito d'ali di un uccello spaventato. Ma io l'ho accolto. A braccia aperte. Perché la primavera scioglie la neve fiocco dopo fiocco e forse io ero stato testimone dello sciogliersi del primo fiocco. Correvo. Ero un uomo adulto che correva con uno sciame di bambini vocianti. Ma non mi importava. Correvo con il vento che mi soffiava in viso e sulle labbra un sorriso ampio come la valle del Panjsher. Correvo"

venerdì 23 gennaio 2009

"Un uomo" di Oriana Fallaci

Che dire? Non lo so. Avevo preso questo libro più per curiosità, per "sfida" perchè, a dirla tutta, non sapevo proprio cos'avrei avuto tra le mani. E allora inizio a leggere. Inizio a "conoscere" Panagoulis, quello che ha fatto, poi l'incontro con la Fallaci e tutte le vicissitudini fino alla sua scomparsa. E ogni pagina è qualcosa che emoziona. Un libro che mette sì in evidenza il "dramma" umano di Panagoulis, eterno don Chisciotte contro i mulini a vento, ma che mette anche in evidenza quel lato "umano" della Fallaci. Si potrebbe definire tranquillamente un romanzo d'amore perchè è effettivamente di amore che si parla in questo libro: amore per la patria (la Grecia), ma anche amore tra due persone che hanno vissuto, quasi tenendosi per mano, un periodo molto importante della storia di una nazione molto vicina all'Italia. Un libro che permette anche di conoscere una pagina della storia della Grecia attraversi occhi diversi da quelli dei libri di scuola. Ovviamente lo consiglio a tutti. Non fatevi spaventare dal numero di pagine perchè una volta iniziato è difficile metterlo giù.

mercoledì 21 gennaio 2009

17.12.2007

era il giorno del tuo compleanno era di lunedì avevo provato a chiamarti alla mezzanotte della domenica ma eri al cinema con moira quando sono uscito dall'ufficio la sera mi hai scritto Stasera festeggio se vuoi venire a mangiare una fetta di torta sei il benvenuto non ci vedevamo da un mese ricordi? da quando avevamo deciso che forse un mese senza vederci avrebbe aiutato a far chiarezza ma io la chiarezza ce l'avevo già forse - non lo so - speravi che così facendo mi sarei stancato ricordi quella mattina che mi hai chiamato al lavoro? ero in contabilità e tu mi fai Ma S. se non mi decido tu aspetterai per sempre? e io ti ho risposto so che presto deciderai così mentre spegnevo la sigaretta accesa appena uscito dall'ufficio ti ho scritto un sms Sei sicura? e tu hai risposto Certo così arrivo a casa mangio mi preparo e parto arrivo da te verso le 21.30 vedo la macchina di G. e L. appena parcheggiata scendo dall'auto sono nervoso non lo nascondo mi avvicino al citofono suono il campanello tu chiedi chi è io rispondo ciao sento il clic del citofono agganciato dopo cinque secondo ti sento scendere le scale arrivi con quella bellissima gonna lunga blu scuro ovviamente scalza come piace a te mi abbracci ti abbraccio ti stringo restiamo così almeno dieci minuti senza dire una parola ma è come se i nostri cuori parlassero mentre sembra che i nostri corpi stiano diventando una sola cosa e poi entrare in casa tua salutare tutti quanti parlare mangiare il dolce che avevi fatto aspettare che uno ad uno gli invitati se ne vadano rimanere io e te seduti sul divani alla ricerca dello stesso abbraccio


è incredibile come la mente vedendo due persone che si abbracciano in tv parta senza chiedere permesso e faccia un viaggio nei ricordi. così mi sei tornata in mente eli. ti abbraccio con amore

sabato 17 gennaio 2009

Imago mortis


Per la serie: "se mi date un euro vi racconto io il film". Avevo visto le locandine e mi aveva incuriosito. Ieri pomeriggio classico giro di sms e così si decide per Imago mortis. Salto la trama perchè la trovate in qualsiasi sito internet che parla di film. Vi dico solo che, da quel che si vede anche nei trailer, ci si aspetta un horror. Ora, che dire "horror" sia come non dire niente perchè ultimamente il genere sta accogliendo molteplici tipologie di film è una cosa fuori discussione, credo. Resta però il fatto che se vado al cinema a vedere un horror mi aspetto un horror, ossia un po' di sangue qua e là e qualche effetto a sorpresa che faccia saltar sulla poltrona. Qui, purtroppo, non va così. Una scena stile "the ring" viene usata più e più volte, tanto che ad un certo punto si capisce qualche secondo prima che uscirà nuovamente. Sangue...sì, ce n'è...ma nulla di che. La regia in sè, credo, fa del proprio meglio, ma ormai le riprese colore-bainco nero-seppia non fanno più paura come una volta (ormai la usa praticamente chiunque). L'idea di per sè presente nel film non sarebbe nemmeno tanto malvagia, anche se non originalissima al 100%. Un altro film horror che si può tranquillamente evitare, dopo The strangers.

giovedì 15 gennaio 2009

Saturno contro?


...o forse tutto il sistema solare  giornata iniziata un po' così e continuata ancora peggio.


1) Ricevo una notizia da una mia amica. E mi arrabbio un po' perchè il diretto interessato non mi aveva detto niente (anche se poi è stato tutto sistemato). 2) Arrivo in agenzia per farmi dare l'assegno e dico alla tipa "ti lascio i dati del mio precedente datore di lavoro e il nr. di telefono così vi fate mandare il cud per i quattro mesi e poi facciamo conguaglio" e lei " e no, devi chiederlo tu"...così dovrò chiamare nello studio dov'ero e, se tutto va bene, tornarci per farmi dare il cud (e potete immaginare quanto "felice" mi renda tutto questo) e tutto per non fare una telefonata e dire "ci servono i dati per il cud"...3)vado in banca vicino a casa mia per farmi cambiare l'assegno. Allo sportello "devi andare alla filiale di xxx o in centro. Noi non possiamo cambiartelo". Prendo e vado a xxx...dopo un quarto d'ora di coda sembra sia tutto a posto...due minuti dopo arriva credo il direttore o qualcosa di simile "mi spiace, non possiamo cambiare l'assegno perchè banca xxx non esiste più da settembre. Devi andare dove ha il conto l'agenzia" il che vuol dire a 40 km. da casa mia...avrei voluto dar fuoco alla banca...

Voglio fare un gioco con te

No, non è la recensione dell'ultimo episodio di Saw, ma è stato il collegamento più immediato che ho avuto guardando oggi la tv. E sono ancora arrabbiato-sdegnato e non so quale altro termine usare. Ieri hanno catturato Setola, il Boss dei Casalesi. Lì per lì ho pensato "bene, uno in meno"e la cosa, per me, sarebbe morta lì. Oggi al tg vedo le immagini di ieri sera mentre lo caricano sull'auto dei carabinieri, tutto arzillo, che fa lo spaccone, che dice ai giornalisti "ma quanti siete?", come a fare il simpatico, che dice alla polizia "se non fate quella cosa per mia moglie vi colpiamo con le bombe a mano"...e a quel punto mi è venuto un misto di rabbia e odio. Per certa gente andrebbe ripristinata la pena di morte. C'è chi dirà "abbiamo tutti diritto ad una seconda possibilità" e via dicendo. Ma credo che con animali del genere non si possano fare certi discorsi. Ecco allora il collegamento con Saw. Credo sia "scontato" che il processo per questo criminale chissà quanto durerà e chissà come soprattutto. La pena di morte sarebbe forse "troppo poco"per tutto il male che ha fatto. E a quel punto ci vorrebbe un "gioco" stile "l'enigmista".

SE NON AVETE VISTO IL FILM NON LEGGETE OLTRE PERCHE'SI PARLA ANCHE DEL FILM

Saw, con tutte le sue vittime, non trova "semplice" piacere nel vederle soffrire, e il più delle volte morire. Come spiega dalla fine del primo episodio, i suoi "giochi" sono degli strumenti attraverso i quali la vittima dovrebbe trovare la via della redenzione (per capire, in sostanza, quanto valga la vita di ognuno di noi e quanto, invece, ogni vittima l'abbia disprezzata). Altrettanto si potrebbe fare con Setola. A me era venuta in mente una macchina che si possa spegnere premendo due punteruoli. E i punteruoli sarebbero proprio sopra gli occhi del nostro amico. "Rinuncia alla tua vista (dato che aveva detto a mezzo mondo che stava ormai diventando cieco) per aver salva la vita". Anche se, comunque, proporrei un colpo di scena finale: ammazzarlo anche se riesce a spegnere la macchina.

Non prendetemi per un pazzo omicida, è solo che queste cose mi mettono una rabbia addosso e riducono al lumicino la fiducia che ho verso la legge italiana.

martedì 6 gennaio 2009

"La porta" di Magda Szabò
E' un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e diffficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredas, la donna che la saiuta nelle faccende domestiche. La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell'alone di mistero che ne circonda l'esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare. In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell'anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti più drammatici del Novecento.
Ieri sera, mentre stavo terminando di leggere il libro, ho cercato di leggere più lentamente. Sapevo che era l'ultimo libro della Szabò e mi dispiaceva sapere di non aver altri suoi libri da comprare e leggere. E' stato come quando si va in pizzeria - almeno ogni tanto a me succede - che è rimasto un triangolino piccolo di pizza, sai che è l'ultimo e allora te lo gusti quasi all'inverosimile, cercando magari di dividerlo in altri triangolini più piccoli. Un libro davvero bello, emozionante e al tempo stesso certe volte pure comico. La Szabò ha una capacità indescrivibile di farti innamorare dei personaggi dopo poche pagine e così succede anche ne La porta. L'ennesimo acquisto azzecato.

lunedì 5 gennaio 2009

"Il muro" di Jean Paul Sartre

Morte, follia, impotenza, perversione e menzogna: è intorno aquesti temi che si snodano le esistenze dei protagonisti del libro. Il muro della cella contro cui vanno a sbattere i pensieri di tre condannati a morte, le pareti delle stanze che chiudono tragici misteri sessuali e delittuosi, il gesto clamoroso di Erostrato contro il mondo, l'inutile ricerca di una nuova vita di Lulù e infine la tormentata coscienza di Lucien Fleurier sono i tanti frammenti di una realtà allucinata. Uscito per la prima volta nel 1947 Il muro è considerato l'opera più inquietante di Jean Paul Sartre.

Bisogna aggiungere altro? Non credo. Io ogni tanto - ultimamente spesso - compro libri "a istinto", senza sapere chi sia l'autore (dal punto di vista del pensiero letterario e magari politico), basandomi su quel poco che leggo nel retro di copertina o anche semplicemente perhcè mi ha incuriosito. Con Sartre è stata la curiosità. Credo che allucinante sia il termine più adatto. Compratelo, leggetelo e non aspettatevi nulla. Solo così riuscirete ad entrare al cento per cento in questi cinque racconti.

Maggio...un mese particolare...con la testa ancora e sempre lì...ma con anche, leggendo i post di quel periodo, qualche sprazzo di allegria misto a odio verso una certa persona...giugno...passiamo oltre...per fortuna c'e' stato satriani...luglio...un mese monodirezionale...verso il basso...agosto...in un post di agosto scrivevo le seguenti parole:


"Stamattina di giro, con 37.2, per firmare il nuovo contratto di lavoro: inizio il 1'settembre fino al 23 dicembre, poi l'azienda presso la quale lavoro deciderà come proseguire il nostro rapporto."


Credo che alla fine l'azienda presso la quale ero in "prestito" abbia deciso per un rapporto anale senza precauzioni...mavaffanc**o...


...settembre...inizia il nuovo lavoro...mi trovo bene...ma c'è stato il mese di settembre?...ottobre...una nuova amicizia...parole che avresti preferito non sentirti dire...e siamo punto e a capo...novembre...uno stage di biodanza a inizio mese...e tanti, tanti, tanti libri...dicembre...ho avuto il mio primo regalo di natale il 1'dicembre...bellissimo e veramente "inaspettato"...va beh...


quindi...nel complesso...che anno è stato? Posso dirlo?...io lo dico...è stato un anno di merda...e non cerchiamo fronzoli...perchè non ce ne sono...

domenica 4 gennaio 2009

Aprile...


...abbiamo smosso la terra......l'abbiamo nutrita con la tua aria e la mia acqua......ora pianteremo nuovi semi, nuove occasioni......non devi essere triste...cerca di essere sereno e felice......e vivi positivamente tutti i cambiamenti che si presenteranno......non siamo soli ma al tempo stesso nessuno può affrontare i nostri vissuti al posto nostro...


...come cazzo faccio a non piangere?

Bilancino?


...ovvero: com'è stato questo 2008?


Forse potrei rispondere anche subito, ma magari qualche cosa di bella c'è stata...


Gennaio eh...gennaio...e chi lo sa? Ho riletto i post...ma sono un po' criptici...ricordo solo un bellissimo inizio anno e anche una bellissima befana...diciamo un gennaio sulla sufficienza dai...Febbraio...ho festeggiato san valentino...poi sette mesi...ho cercato di riavvicinarmi ad una persona che si stava forse allontanando...non so se ci sono riuscito...Marzo...iniziato malissimo...col ricovero di un mio amico...anzi...potrei dire quasi fratello...e serate dopo il lavoro avanti indietro tra ufficio e ospedale...e aver davvero paura che possa finir male...e qualcosa inizia a muoversi nella mia testa...per quanto riguarda il lavoro e anche le mie relazioni...un mio collega ha cambiato lavoro e la sua assenza si è fatta sentire, sia dal punto di vista professionale, ma, soprattutto, dal punto di vista della sua presenza come amico...e le avvisaglie hanno iniziato a farsi sentire...è come quando ti alzi al mattino e senti un vento forte e il cielo tutto coperto e "senti" che pioverà...e infatti a fine mese è arrivata la pioggia...anzi...la tempesta...in occasione della Pasqua...e Shy è tornato da solo...

Ghiaccio...


...immaginate di essere in acqua...nell'acqua fonda...ma non come al mare dove ci si arriva gradualmente...più come se, come dicono i Pink Floyd in The thin ice, "a crack in the ice
appears under your feet, you slip out of your depht and out of your mind, with your fear, showing out behind you
"e quando si apre questo crepa nel ghiaccio e tu ci cadi dentro ti aggrappi con le mani al bordo...le mani piano piano perdono la presa...e allora usi le unghie per non staccarti...ma le unghie iniziano a sanguinare...e inizi a sentire l'odore del freddo e del sangue assieme...e pian piano capisci che non riesci più a tirarti su perchè il ghiaccio si rompe sotto le tue dita...e tu non puoi far altro che lasciarti andare..


Questo potrebbe essere un po' il riassunto di martedì scorso...ma non nel senso in cui probabilmente lo potreste aver immaginato subito...è stato bello rivedersi, incontrarsi, parlare, confidarsi, scoprire che lei non è cambiata, è sempre quella meravigliosa persona che conosco, che non si fa problemi a dirmi le cose come le vede lei (era una delle cose di lei che adoravo quando stavamo assieme) senza mezzi termini. La parte forse più malinconica è stata all'inizio, quando mi ha restituito i cd che avevo lasciato a casa sua a marzo. (niente, comunque, rispetto a marzo quando è tornata dal bagno, con la mano tremante che reggeva il mio spazzolino e mi ha detto sussurando "non dimenticarti questo). Non so perchè. E'stato come se sotto sotto ci stessimo dicendo "ciao" per sempre. Salutarci per tornare a casa è stato triste, far la strada ceh non facevo da mesi è stato triste, arrivare all'uscita della tangenziale e accendere la sigaretta che accendevo ogni domenica notte quando tornavo è stato triste, fare la spesa il 31 dicembre e pensare che l'anno scorso stavo facendo la spesa con lei è stato triste, e andare in giro oggi pomeriggio pensando che l'anno scorso avevamo preso assieme la calza per sua figlia è stato triste. Ma il ghiaccio, come dicevo prima, si è sciolto sotto le mie mani. Il ghiaccio ha detto "devi lasciarti andare". E così sto cercando di fare. E'inutile cercare di rimanere aggrappati al ghiaccio. E' più grande il dolore del bene che potrebbe portarmi. Devo lasciarmi andare.


Un abbraccio e un grazie a Vale per il sostegno



Maratona musicale

Ieri pomeriggio non sapevo che fare...un po' di sms in giro...e alla fine ho invitato un mio amico a casa mia per guardare assieme il dvd dei Dream Theater "Chaos In Motion Tour - Around The World in 180 Minutes", un mio auto regalo di Natale di quest'anno. Io me lo sono riguardato per la terza volta in due settimane e ancora ho i brividi. Poi aggiungiamo le patatine e le tre birre a testa bevute "durante" il concerto e quindi possiamo dire che il pomeriggio di ieri sia stato molto piacevole
"La peste" di A. Camus

Orano è colpita da un'epidemia inesorabile e tremenda. Isolata con un cordone sanitario dal resto del mondo, affamata, incapace di fermare la pestilenza, la città diventa il palcoscenico e il vetrino da esperimento per le passioni di un'umanità al limite dtra disgregazione e solidarietà. La fede religiosa, l'edonismo di chi non crede alle astrazioni,ma neppure è capace di "essere felice da solo", il semplice sentimento del proprio dovere sono i protagonisti della vicenda; l'indifferenza, il panico, lo spirito burocratico e l'egoismo gretto gli alleati del morbo. Scritto da Camus secondo una dimensione corale e con una scrittura che sfiora e supera la confessione, "La peste"  è un romanzo attuale e vivo, una metafora in cui il presente continua a riconoscersi.

Non è stata una lettura facilissima, lo dico subito. All'inizio sembrava un "racconto" come un altro. Poi però la storia prende pieghe molto intense e interessanti, dando all'autore la possibilità (o pretesto) di far parlare i personaggi di alcuni argomenti a lui cari. Lo consiglio a chi vuol fare delle letture un po' diverse dalle solite, anche se l'entusiasmo stavolta è minore rispetto a Saramago o alla Szabò