domenica 7 dicembre 2008

"La ballata di Iza"di Magda Szabò
"Alla morte del marito Vince, un vecchio magistrato, Etelka accetta la proposta della figlia di lasciare la cittadina di provincia dove ha trascorso gran parte della vita e di trasferirsi a Budapest. Iza, una dottoressa molto attiva e stimata da pazienti e colleghi, organizza la vita della madre in ogni dettaglio, eliminando qualsiasi traccia del passato. Poco alla volta l'anziana donna si ritrova come pietrificata in una sorta di non-esistenza, sino a quando non decide di tornare nella cittadina per assistere alla posa di una lapide sulla tomba del marito. Scritto nei primi anni Sessanta, La ballata di Iza ha alcuni punti di contatto con La porta, il romanzo più noto di Magda Szabó: il complesso rapporto fra due donne, la generale incapacità umana di comprendersi e di comunicare, con la storia dell'Ungheria sullo sfondo. Si conferma così la straordinaria bravura della scrittrice, capace di narrare l'insopportabile solitudine di Etelka, il suo lento rinchiudersi e spegnersi, l'incapacità - o si dovrebbe forse dire la non volontà? - di Iza di immedesimarsi nella madre, con una scrittura lieve ma allo stesso tempo precisa e implacabile, alla quale è difficile sottrarsi."

Ci sono libri che leggi e poi passano nel "dimenticatoio", altri che li leggi e, in un certo senso, ti ipnotizzano, ti catturano, ti fanno venir voglia di andare avanti, di scoprire come andrà a finire. La ballata di Iza è uno di quei libri che appartiene alla seconda categoria. Letto in sette giorni (308 pagine) è un libro aspro, diretto, duro, ma al tempo stesso anche dolce. La storia di Iza, di Antal, di Vince, di Etelka. Un'alternanza di emozioni "positive" e di altre meno piacevoli. Impossibile non affezionarsi a questi personaggi - per me soprattutto a Etelka. Uno dei pochissimi libri che mi hanno fatto piangere mentre lo leggevo.
Unica "nota negativa" è la traduzione: l'uso di verbi come "fanellare" o "orizzontarsi" fanno un po' sorridere, anche perchè non si capisce da dove li peschi.
Trauzione a parte (e i casi saranno una decina, non spaventatevi) è comunque un libro bellissimo, sia nelle parti "leggere" che in quelle più "dure".

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